COVID: 24,5% dei lombardi è in difficoltà economica

78% dei consumatori cambia abitudini di spesa

Su un campione di 1174 famiglia lombarde, il 6,2% dichiara di avere serie difficoltà economiche, mentre per il 18,3% fatica ad arrivare a fine mese. Insomma, il 24,5% è in difficoltà, mentre solo il 36,2% non ha alcuna difficoltà economica e riesce a risparmiare.

E’ quanto emerge dalla ricerca[1] svolta per il progetto TAG YOUR FOOD realizzato -nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Lombardia con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico Ripartizione 2018- dalle associazioni di consumatori Cittadinanzattiva Lombardia (capofila), Lega consumatori, Mdc Lombardia, U.di.con. e Unione Nazionale Consumatori Lombardia.

Il 78% degli intervistati pensa che la pandemia avrà conseguenze sulle proprie abitudini di spesa anche in futuro, in particolare sulla scelta del punto vendita (73,6%) e sui criteri di scelta dei beni alimentari rispetto al tipo di confezionamento (72,3%), di conservazione (70,8%) e di produzione (70%). Meno conseguenze sono invece percepite sulle possibili variazioni nel tipo di dieta (62,6%).

I consumatori, durante la pandemia, hanno privilegiato le forme di acquisto in presenza rispetto alla consegna a domicilio o ritiro presso i negozi.  I consumatori hanno fatto più acquisti nei supermercati (voto pari a 5,3, a fronte di un punteggio che andava da 1 a 7) e nei negozi di vicinalo (voto pari a 4,9).

 “La grande novità – commenta Liberata dell’Arciprete, Segretario Regionale di Cittadinanzattiva Lombardia APS, Capofila del Progetto Tag Your Food – è data proprio dal rifiorire dei negozi di vicinato, che non solo hanno trovato spazio nelle scelte dei consumatori, ma hanno saputo rendersi socialmente utili nelle fasi più delicate, “prendendosi cura” dei soggetti più fragili e deboli. Altra novità – prosegue Dell’Arciprete – è data dall’incremento delle vendite dei discount, che si sono presi gli spazi lasciati liberi dai grandi centri commerciali, la cui attrattività è sempre più connessa alla tipologia di spesa di prodotti non alimentari. Nel solo 2020 i loro punti vendita hanno avuto un incremento del 10%”.

Luogo di provenienza, tracciabilità della filiera e tipicità del prodotto primeggiano tra i criteri di scelta dei beni alimentari. E’ interessante rilevare che i marchi abbiano generalmente destato poco interesse; questo dato, insieme allo scarso interesse per i valori nutrizionali dei prodotti, è sintomatico di quanto emergerà più avanti, laddove il grado di conoscenza e la consapevolezza dei consumatori riveleranno non poche lacune e incertezze.


[1] La ricerca, condotta tra il 18 settembre e il 30 novembre 2020  è stata realizzata dall’Università Cattolica di Milano, tramite il Centro per lo studio della Moda e della produzione culturale (MODACULT).


Progetto realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Lombardia con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico – Ripartizione 2018, promosso dalle Associazioni di Tutela dei Consumatori ed Utenti