“La parola Kamut non è il nome di un cereale, ma il marchio commerciale che la società Kamut International ha posto su una varietà di frumento che negli Stati Uniti è stata registrata con la sigla QK-77 e che viene coltivata e venduta in regime di monopolio in tutto il mondo grazie ad una delle più riuscite operazioni di marketing degli ultimi 30 anni.” Scrive in una nota l’istituto superiore della Sanità.
In realtà il grano che siamo abituati ad acquistare sotto il nome di KAMUT è la varietà Khorasan (Triticum turgidum ssp. turanicum), descritto per la prima volta in Iran, dove ancora viene coltivato, al contrario di quanto raccontato dalla Kamut International ovvero che i semi siano stati ritrovati in una tomba egizia a metà del secolo scorso e spediti nel Montana dove sono stati poi risvegliati e coltivati.
L’Italia è il primo paese consumatore al mondo di Kamut, ma prima di acquistarlo è importante sapere che, nonostante abbia buone proprietà nutrizionali in quanto presenta un elevato contenuto di proteine e una buona percentuale di beta-carotene e di selenio, resta comunque una varietà di frumento. Non è pertanto consigliato a soggetti allergici al frumento ed è sconsigliato nell’alimentazione dei celiaci perché contiene glutine, in alcuni casi anche in misura superiore a quello di altri tipi di frumento.
Bisogna considerare poi le problematiche legate al regime di monopolio del marchio, tra cui il prezzo non del tutto economico dovuto ai diritti di uso e propaganda, ai costi di trasporto e anche per il suo essere considerato “Alimento di Lusso” in quanto erroneamente associato a benefici per la salute.